Intitolazione plesso Nicola Ruffo
Mio padre, vittima innocente consapevole, dopo quarantaquattro anni torna a vivere nella sua Palagiano, attraverso una scuola che consegna ai posteri il ricordo del suo sacrificio.
Con queste parole Pasqualina Ruffo, figlia di Nicola Ruffo, nostro concittadino vittima della mafia e medaglia al valor civile, ha voluto ringraziare l’intera comunità scolastica e Palagianese durante il convegno svoltosi nella mattinata di sabato 12 maggio 2018, presso il plesso dell’Istituto Comprensivo Gianni Rodari di via Bachelet.
Erano presenti all’evento i familiari della vittima, la Viceprefetta, dott.ssa Daniela Buccoliero, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Massafra, Capitano Nicola Leone, il Comandante della stazione dei Carabinieri di Palagiano,Maresciallo Sergio De Bellis, la Giunta comunale e varie associazioni del territorio.
Tra canti e letture dei ragazzi dell’Istituto, in una platea gremita di gente attenta ed emozionata, hanno preso la parola il Dirigente Scolastico, Pietro Rotolo, il Prof. Preneste Anzolin (già Dirigente dell’Istituto Comprensivo Rodari), il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il Sindaco del Comune di Palagiano, Domiziano Pio Lasigna, il Responsabile coordinamento Libera Taranto e Libera Memoria Puglia, Alessandro Tedesco, la Vicepresidente nazionale Libera e Libera-Memoria nazionale, Daniela Marcone, il Referente Libera Puglia, Mario Dabicco e la signora Pasqualina Ruffo.
Dopo il convegno si è formato un corteo diretto al plesso di Scuola secondaria di primo grado sita in Via Ignazio Silone angolo Corso Lenne, dove è avvenuta la scopertura della targa con la dicitura Nicola Ruffo concittadino vittima della mafia e medaglia al valor civile.
Nicola Ruffo, rimasto orfano a quattordici anni, aveva vissuto l’adolescenza lavorando presso un orafo nella nostra Palagiano, per aiutare la madre a prendersi cura dei fratelli. Dopo il diploma, nel 1951, aveva frequentato la scuola per macchinisti ed era poi stato assunto in servizio nelle Ferrovie dello Stato prima a Novara e poi a Bari, dove si era, quindi, trasferito.
Nel 1974 aveva quarantaquattro anni, sua moglie Maria trentacinque e le loro due figlie, Pasqualina e Paola, rispettivamente undici e nove anni. All’inizio di quell’anno la famiglia Ruffo stava per adottare una bambina vietnamita, ma il sogno di Nicola tramontò la sera del 6 febbraio. Stava tornando dal lavoro, aveva indossato il suo cappotto più bello. A pochi isolati da casa, intorno alle 19:00, si accorse che un gruppo di rapinatori aveva fatto irruzione in una tabaccheria nel quartiere Picone di Bari. Non ci pensò due volte. Attraversò la strada e si scagliò contro uno dei cinque per proteggere la tabaccaia contro la quale stavano puntando la pistola per impossessarsi dell’incasso della giornata. Fu colpito a morte da una pallottola in pieno petto.
Fu il primo fatto di sangue di questo tipo nella storia Bari, il battesimo della “sacra corona unita”.
A Nicola Ruffo, con Decreto del Presidente della Repubblica del 17 novembre 1977 è stata conferita alla memoria la medaglia d’oro al valor civile. Michele Emiliano, nel 2006, in qualità di Sindaco del Comune di Bari, gli ha voluto intitolare anche una strada.
Il nostro Istituto Comprensivo, impegnato da anni nella promozione e diffusione della cultura della legalità, dedicando il plesso della Scuola secondaria di primo grado a Nicola Ruffo, mira a sensibilizzare ulteriormente gli studenti affinché, preparati all’osservanza delle norme che regolano una corretta convivenza civile,diventino cittadini liberi e responsabili del proprio futuro.
La figura di un nostro concittadino così importante è stata per noi un ulteriore stimolo a proseguire in tale direzione e per questo motivo ci è sembrato doveroso e opportuno non solo non dimenticare, ma esprimere fattivamente il nostro contributo per mantenere viva la sua memoria attraverso il gesto di questa intitolazione.
Di seguito riportiamo video, foto della giornata, alcune riflessioni, lettere e poesie dei ragazzi dell’Istituto Gianni Rodariconsegnate alla signora Maria Liso, vedova Ruffo.
di Vincenza Favale
In allegato Poesie, invettive, pensieri, lettere, pagine di diario